lunedì 17 maggio 2010

FREAK NELLE PERCEZIONI

Per come la intendo io, la figura del freak non è necessariamente una diversità fisica, geografica o psicologica. Il freak, a mio avviso, può essere anche colui che si mostra ben inserito in un contesto geografico-relazionale. Tuttavia, il modo in cui entra in contatto con il mondo e con certe realtà è totalmente differente dal resto del pianeta. Cerco di spiegarmi meglio: quello che mi piacerebbe mostrare del freak non è la sua inaccettazione, nonchè la sua sconfitta, bensì la sua incomprensione (che, ripeto, non necessariamente debba sfociare nell'esclusione). Vorrei far emergere attraverso il cinema quel mondo che mai nessuno capirà proprio perchè unico e solo. Una nuova esperienza, quella dello sforzo di comprensione, che, al giorno d'oggi, veramente pochi sono disposti a compiere. Il "mio" freak non percepisce se stesso come un perdente, anzi si sente arricchito da quella che, più che diversità, chiamerei maggiorazione. Vede gli altri come degli esseri tristemente limitati che, nella loro pragmaticità, non riecono a percepire il profumo di un'emozione mentre si è immersi in un traffico caotico. Non sto vaneggiando! Ho fatto solo delle associazioni insolite per darvi un'idea, come quella del "profumo" dei sentimenti (che generalmente, più che annusarli, si vivono e, il più delle volte, pure "automaticamente"); per rincarare la dose, ho aggiunto il contorno del traffico urbano, dove, più che annusare emozioni, sbatti la testa contro il clacson, proprio per far notare la capacità di allargamento percettivo del freak. Chiedermi esempi cinematografici al momento è chiedere troppo!!

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