lunedì 17 maggio 2010

A forza di essere vento

Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento”.

Con l’aiuto di alcune strofe di una canzone, una della più belle mai scritte, cerco di tratteggiare la figura del “diverso” che desidero portare alla luce attraverso il nostro progetto. Mi affascina la figura di chi è differente perché estraneo, straniero, straordinario. L’incontro con chi è “diverso”, per me, è una delle esperienze che più riesce a ad appagare e a colmare lo spirito di chi si pone in ascolto.

Porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane
per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare”.

La personale capacità di interpretare la realtà di chi differisce da noi per cultura, conoscenze, per il bagaglio di tradizioni che le sue origini gli hanno regalato, è un dono da non sottovalutare e da non lasciarsi sfuggire.

Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso
qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro”.

Questo incontro deve diventare uno scambio, un dono reciproco delle proprie entità, un passaggio di conoscenze, senza mai perdere le proprie essenze ma al contrario arricchendole e riempiendole di nuovi elementi. Il “diverso” che intendo rivelare attraverso le pellicole che sceglieremo è chiaramente una figura non solo positiva ma necessaria per la maturazione e il completamento della nostra esistenza, che riesce a comprendere la propria unicità soltanto con il confronto di chi è “diverso da sé”.

Saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura
nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace”.

2 commenti:

  1. Quindi tu intendi il concetto di "freak" non tanto causa di una malfomarzione fisica oppure, molto più comunemente, una diversità psicologica. Bensì il trovarsi a contatto (per scelta o necessità) con un mondo totalmente estraneo, dove cultura e approccio alla vita rendono anormale chi, nel suo habitat naturale, sarebbe comune?

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  2. In parte è così, ma il "freak" che vedo io abbraccia una tipologia molto vasta. Lo straniero che vorrei prendere in considerazione potrebbe anche essere un individuo che del suo habitat ha inglobato soltanto alcune caratteristiche, ma nonostante questo può sentirsi diverso e non accettato, decidendo perciò di abbandonarlo. Questo senza necessariamente cercarne un altro ma assimilando tasselli diversi da ogni realtà che attraversa, così da completare(?) la sua personalità...

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